Notizie riservate ai sociTorneo Sociale 2013 – Il punto

Torneo Sociale 2013 – Il punto

La formula innovativa studiata per il torneo Sociale di calcetto 2013 ha già creato una psicosi collettiva che è destinata a dare lavoro ad avvocati divorzisti e centri di riabilitazione neuropsichiatrica. Nel salone del circolo, la sera del 14 gennaio, di fronte ad una piccola platea di curiosi sconcertati ma divertiti, i soci iscritti alla manifestazione sono stati messi all’asta in una forma evoluta di mercato alle grida coadiuvato dal sottoscritto sotto la rigorosa supervisione di Alessandro Di Bella. Otto presidenti, tutti vincolati da un identico e limitato budget ma ognuno con un suo staff consulenziale proprio, hanno allestito la loro rosa di giocatori a suon di rilanci agguerriti e silenzi imbarazzati, in un’alternanza surreale di attimi di ilarità e sguardi di sfida.

C’è chi ha puntato sui top player dal nome altisonante per poi ritrovarsi a completare la spesa al discount, e chi invece, in una logica più speculativa, ha optato per una strategia attendista per ritrovarsi coi soldi in bocca quando gli altri erano già sul lastrico. Alcune aste si sono accese a sorpresa, anche per nomi apparentemente tiepidi, sull’onda dei nervi o semplicemente di quelli che John Maynard Keynes definiva gli “Animal Spirits”. Ora, senza dilungarsi in digressioni di storia della teoria del valore né spaziare da Adam Smith ai neo-marginalisti, si può altresì agilmente notare che a determinare i prezzi di mercato non sono stati unicamente lo spessore tecnico o la caratura calcistica dei soci-giocatori. A pesare, nella determinazione dei valori, molte considerazioni di carattere affettivo ed umano, l’aspettativa di effettiva ed affidabile disponibilità, la propensione agli infortuni e ai viaggi estemporanei, ma anche e soprattutto la possibilità di essere schierati come over 45 o over 60 (over 50 per i portieri).

I più cari? Lorenzo Natoli, 102 milioni virtuali, fantasista dal dribbling secco, la classe cristallina, il culo basso ed i lampi di “genio” alla Savicevic. Gianfranco Nirdaci, 101 milioni, che annunciando con un entusiasmo inatteso la sua partecipazione ha infiammato i ricordi di chi, nemmeno troppo tempo fa, lo vedeva segnare gol a grappoli con la maglia dell’Aniene senza mai tradire la sua aria dinoccolata ed il suo sorriso beffardo. 96 i milioni per Adriano Ciardullo, centravanti potente, dal sorriso dolce ma dal piede violento, incontenibile sotto porta ed a volte anche a tavola. Poco dietro, i due fenomeni più accreditati alla vigilia: Valerio Murino, mostruoso tra i pali ma bravo anche fuori, e Diego Tavano, sicuramente il più forte di tutti ma a volte indisponibile per impegni agonistici di più elevato profilo. Deluso invece chi si aspettava una folle bagarre per aggiudicarsi Malagò, comprato dai Cecilia a prezzi di saldo come un avanzo di magazzino. La spia di una crisi di consenso o soltanto uno strisciante dubbio di carattere ortopedico? Starà allo zar di Sabaudia, una volta dissotterrati gli scarpini, dimostrare ancora di valere più di due terzi di Maspes, della metà di Lirosi e Morra o di un quarto dell’amico Gianfranco.

Da un’analisi superficiale delle varie compagini, il primo dato che emerge è il potenziale equilibrio delle forze in campo. Tutti i presidenti hanno molte frecce al proprio arco e tutti, con un’autostima a tratti feroce che sfocia in proclami tipici del periodo pre-elettorale, sentono di poter dire la loro in una lotta al titolo che si preannuncia avvincente.

Il Gruppo Rezza si presenta con un organigramma societario degno del Milan di Berlusconi. Il patron ha edificato la sua casa dalle fondamenta, arruolando Francesco Soro nella veste di direttore generale, Domingo Cozzani braccio operativo e Nicola Barbato addetto alla comunicazione ed alle relazioni istituzionali. Di Bagno e Natoli, costati come un attico a Piazza Navona, sono gli assi portanti di un quintetto che ha in Roberto Naldi l’uomo della Provvidenza chiamato a difendere la porta ed alzare la soglia di esperienza. Per il resto tante operazioni a buon mercato in cui si annidano possibili outsider. L’estroso Panepinto ed il dinamico Montezemolo, comprati a sconto per la scarsa assiduità di frequenza, il giovane Bonifati accreditato dagli esperti come un giovane di avvenire, il diversamente leggiadro Brenno Fiorani, tennista di assoluto valore accreditato di una certa polivalenza disciplinare.

Più all’insegna dell’antica imprenditorialità familiare italiana le società dei Cecilia (padre e figlio) e dei fratelli Tasco in versione Della Valle. In comune la voglia di competere senza intaccare un’indiscussa componente affettiva e valoriale, quella ad esempio che ha spinto entrambi i club ad aggiudicarsi il figliol prodigo Marco-Valerio (Tasco e Cecilia) a scapito della concorrenza.

I Cecilia credono al recupero di Malagò, che vuoi con i gol vuoi con il carisma vuoi con le sottili intimidazioni di arbitro e avversari al torneo sociale è da sempre un fattore determinante. In attacco si punta forte sul talento di Plez, altro candidato al titolo di capo-cannoniere che ricorda nelle movenze il primissimo Enrico Chiesa di Cremonese e Sampdoria, e la costanza realizzativa di Pippo Gasbarri, attaccante di alto peso specifico dalla volontà inossidabile, di quelli che tanto apprezzano nella Premier League britannica. In porta fiducia ad Albini, mentre a Ciancio verrà chiesto di fare il jolly alla Taddei. Sullo sfondo tante vecchie glorie di questo sport, da Savini a Vannutelli, passando per Volpi Marascia ed il vice-presidente Vittorio Silvestri. Paolo Vetere, comprato all’asta, è stato scambiato con Vecchio nelle ultime ore di mercato in cambio di Federico Bigerna, ultimo tassello di un parco-attaccanti da sogno.

I Tasco hanno investito tutto sugli Over. Si è detto di Nirdaci ma non di Paolo Morra, giocatore universale dall’animo latino impetuoso, capace di un calcio teatrale che spesso infiamma i cuori e le platee ma alle volte manca di concretezza. A smorzarne la fantasia le sicurezze Rocco e Chiappetta, avvocato-portiere socio da poco il cui nome era sul taccuino di quasi tutti gli operatori di mercato. Come assoluti un gruppo di amici molto compatto ed omogeneo, che ha in Piergiorgio Bottai (“il Vieira bianco”) un capo-clan alla Simeone ed in Roberto Fagioli i piedi più delicati.

Scelte diverse per Federico Fabbricini, che all’asta ha portato il portafoglio lasciando a casa il cuore. Gli amici di una vita Caprile e Giansanti, ma persino il fratello Andrea, sono stati lasciati fuori da un programma tecnico di assoluta credibilità, specie nel parco-assoluti. Carlo Di Bella, MVP della scorsa edizione, Lodo Tamburi attaccante moderno e versatile, i nuovi fratelli Rossi, omonimi e cromaticamente assonanti a quei Mario e Rinaldo che del torneo hanno fatto la storia. Due ottimi portieri maturi come Meliti e Fabbri, due dei migliori over 60 (il vigore fisico nel comandante Mescolini e la lucidità di pensiero nel professor Bonito), degli over 45 da scoprire (Mauricio “Isla” Cucchiara, venduto insieme al figlio, Stefano Fiori ed Andrea Azzolini, che tutti reputano un grande atleta ma nessuno ha mai visto con un pallone tra i piedi).

Luca De Matteis e Michele Cefaly, collegati a distanza con tanto di auricolare al presidente-ombra Gabriele Giuffrida, hanno fatto esattamente la squadra che volevano. Dall’evidenza empirica hanno imparato che il sociale quasi sempre lo vince chi ha Riccardo Barra, che le squadre per avere una logica in campo devono prima averla in spogliatoio e che senza svenarsi si possono scegliere dal mazzo degli assoluti bravi a prezzi umani. Per nulla casuali le scelte di Maspes, Gianni, Formilli, Iniseo Irti, tutti pagati cari perché fortemente voluti. Studiate alla perfezione le operazioni che hanno portato a Leccisi, Mirisola, Giuffrida jr, nomi relativamente inediti da mescolare a uomini-spogliatoio dall’importante “pedigree” sociale come Mondello, Maffei e Compagna.

Com’era lecito attendersi, Filippo Fioretti ha puntato sul blocco granitico dei Grisolia e sull’attaccante di grido che tutti volevano (Ciardullo). Alessandro Bigerna potrebbe completare un quintetto da titolo, ma in alternativa è pronto Cesare Gai. Mario Rossi e Matteo Manetti sono l’usato sicuro, buono per tutte le stagioni. Finiti i soldi per i big per la panchina si è puntato molto sulla simpatia. A tenere alto il morale dei soldati ci saranno i duetti tra Longari e Baldini, minuta ancorchè tonica mosca bianca in un temibile branco di laziali spigolosi e famelici.

Carlo Celani sarebbe il primo candidato alla vittoria finale se la sua stella Diego Tavano fosse certo di giocare sempre. Validissimo il blocco degli Over, che vede in Lirosi una sorta di Gattuso (nell’accento non meno che nelle doti di interdizione e rottura) ed in Gilardoni una sorta di Ronaldo (nei tessuti adiposi non meno che nelle celeberrime doti realizzative). Cicero, Viti, Pagni, Bedetti, Ortolani, Caprile, Leonardo sono un parco assoluti un po’ leggerino? Qualcuno lo sospetta, al campo il doveroso diritto di replica.

Vecchio ha senza dubbio in Valerio Murino un asso nella manica di un innegabile rilievo. Si tratta di un uomo in grado di blindare la porta e sigillare i risultati, ma anche all’occorrenza di liberarsi in avanti lasciando l’incombenza al fortissimo Tartaglia, portiere dell’Aniene campione negli ultimi tornei estivi. Paco Vaccaro, Mazzenga e Nando Silvestri sono nani tecnici stile-Barcellona, ottimi complementi al più roccioso Claudione De Amicis, e anche da Gualdi e Maccanico possono arrivare minuti di qualità assoluta. Resta un po’ scarno il menù degli Over, con il conte Bolla ed il buon Mino Catalano costretti a fare gli straordinari. Che l’avvocato Vecchio lo abbia preparato ad hoc per aspirare ad un minutaggio più cospicuo? A pensar male, si sa, si fa sempre peccato…

Buon divertimento!

Raffaele Compagna